Le dinamiche cranio-facciali caratterizzano la pratica clinica osteopatica, nonostante la relazione tra malocclusione dentale, postura corporea e disordini dell’articolazione temporo-mandibolare (ATM), seppur riscontrabile in letteratura, [1-20] resti controversa e molto dibattuta, in virtù della carenza dei gruppi di controllo, dell’inappropriatezza dei progetti di studio e della scarsa validità e riproducibilità dei test diagnostici utilizzati. [21]

In aggiunta, i disordini temporo-mandibolari (DTM) non sono sempre collegati a specifici problemi occlusali e non hanno nessuna relazione documentabile con la postura del capo o del corpo. [22]

La letteratura osteopatica potrebbe supportare le evidenze scientifiche di natura allopatica, [23] fornendo interpretazioni interdisciplinari olistiche utili a comprendere l’eziologia dei suddetti quadri clinici. [24-28]

Di primaria importanza furono le osservazioni empiriche di William G. Sutherland, pioniere dell’osteopatia in ambito cranio-sacrale, capace di ipotizzare la possibile funzione delle suture craniche, smussate a spese del tavolato interno ed esterno, [29] di assecondare il microscopico movimento determinato principalmente dalle fluttuazioni ritmiche della pressione del liquor cerebrospinale e, plausibilmente, dai battiti cerebrali. [30]

Così inteso, il meccanismo respiratorio primario (MRP), la cui espressività funzionale è legata alla continuità durale, in grado di trasmettere questo ritmo fino al sacro, [31] e alle membrane a tensione reciproca, capaci di assolvere funzioni tensegrili, [32] è caratterizzato da una fase inspiratoria, ove la flessione ritmica di tutte le strutture della linea mediana del corpo si accompagna alla rotazione esterna delle strutture laterali pari, ed una espiratoria, contraddistinta dalla complementare estensione e rotazione interna delle suddette componenti. [29]

Uno dei pilastri del MRP e della clinica osteopatica è la sincondrosi sfeno-basilare (SSB), recentemente intesa come struttura tensegrile, [33] la cui iniziale matrice cartilaginea, di concerto con la sua posizione sagittale mediana, influenza il fisiologico sviluppo cranio-facciale, [34] assieme a fattori genetici, funzionali o esogeni, spesso susseguenti traumi da parto, [35] che possono indurre uno sviluppo lontano dalla regola biologica, innescando mobilità disfunzionali prodromiche di malocclusioni. [27-28]

Il suo sviluppo embriologico è profondamente connesso alle cellule delle creste neurali, la cui migrazione dalla regione dorsale del tubo neurale determina la formazione di una serie eterogenea di strutture, tra le quali lo splancnocranio/massiccio facciale, la porzione membranosa del neurocranio (volta cranica) e parte di quella cartilaginea (condrocranio pre-cordale), [36] che si fonderà con quella derivante dagli sclerotomi occipitali (condrocranio cordale), formando la base cranica, la cui forma cambia considerevolmente nei primi sei anni di vita, influenzando i tessuti connettivi e determinando lo sviluppo di fonemi complessi. [37]

Tra le suddette strutture, lo splancnocranio accoglie pressoché tutte le strutture muscolari e scheletriche costituenti il sistema stomatognatico, ivi compresa la lingua, con cui condivide l’origine dai primi due archi faringei, innervati rispettivamente dal V e VII nervo cranico (Trigemino e Facciale). [36]

Il nervo Trigemino, attraverso le fibre derivanti da uno dei suoi tre nuclei sensoriali (nucleo del tratto spinale), discende nel bulbo e si continua con la lamina I del midollo spinale, cui afferiscono le informazioni interocettive convogliate dalle fibre Aδ e C, [38] la cui stimolazione è spesso a capo dei dolori dentali e cervicali causati dai trattamenti ortodontici. [39]

Di conseguenza, la medicina osteopatica tende ad ascrivere le problematiche miotensive alla comparsa di una barriera (capace di impattare il MRP), susseguente l’insorgenza di fenomeni infiammatori processati dal sistema interocettivo, cui afferiscono informazioni inerenti alle condizioni metaboliche dei tessuti di tutto il corpo, [40] ivi compreso il tessuto parodontale.

Recenti evidenze scientifiche [41-46] avvalorano l’ipotesi secondo cui l’interazione con i tessuti periferici, alla base del trattamento manipolativo osteopatico (TMO), possa indurre una serie di eventi autonomi parasimpatici (mediati dal nervo vago) anti-infiammatori e anti-nocicettivi, [47-48] normalizzando lo squilibrio con il sistema nervoso simpatico, [49-50] processato dal sistema interocettivo. [51]

In sintesi, la medicina osteopatica riconosce l’esistenza di una motilità cranica indipendente dal ciclo cardiaco, [52] la cui espressività funzionale, spesso condizionata da traumi perinatali, è legata alle proprietà tensegrili delle sue componenti, [32] ivi compresa la SSB, [33] la cui posizione sagittale mediana è legata alle dinamiche metaboliche caratterizzanti lo sviluppo ontogenetico, prodromiche della comparsa della linea primitiva, costituente l’asse centrale a partire dal quale tutte le strutture embriologiche si organizzeranno e differenzieranno. [53]

Il trattamento manipolativo osteopatico mira a prevenire eventuali deviazioni dalla regola biologica, preservando un rapporto funzionale tra struttura e funzione.

Inoltre, i risultati ottenuti dai gruppi di ricerca sottolineano, pur necessitando di ulteriori conferme, l’utilità del TMO nella gestione delle problematiche a carico del sistema stomatognatico, [54-60] suffragando le crescenti richieste di collaborazione clinica da parte della classe medica allopatica.



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